Frammenti di storia di una Villa

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LA VILLA

Frammenti di storia di una Villa

Il recupero architettonico di Villa Varda ha consegnato all’uso pubblico un luogo splendido e funzionale alle iniziative culturali. Ma le sale vuote della Villa nulla raccontano della sua storia e della vita che lì si svolgeva.

A questo ha provveduto un appassionato studioso, Corrado Bortolin, che da anni si dedica alla raccolta di notizie e di documenti sulla villa e sulle famiglie che l’hanno abitata. Le sue ricerche hanno già prodotto una monografia storica, Villa Varda dai Mazzoleni a Morpurgo, incentrata sulla storia delle famiglie che, nei secoli, si sono succedute nella proprietà della Villa.

Su Villa Varda Corrado Bortolin non ha raccolto solo notizie, ma anche testimonianze materiali della vita di un tempo: documenti, vecchie foto o vecchie cartoline, oggetti appartenuti ai Morpurgo, suppellettili, pezzi d’arredamento. Acquistati da chi ne era divenuto proprietario o fortuitamente ritrovati sulle bancarelle dei mercatini dell’antiquariato, sono diventati parte di una collezione di 192 pezzi che Corrado Bortolin ha donato al comune di Brugnera perché trovino posto in una mostra permanente nelle stessa sale di Villa Varda.

“Frammenti: storia di una villa”: con questo titolo la mostra sarà inaugurata sabato 6 settembre alle ore 18, in Villa Varda. Occuperà alcune sale dell’ala ovest e diventerà un vero e proprio museo dedicato alla villa e al suo sito. Oltre agli oggetti della collezione donata da Corrado Bortolin, la mostra illustrerà, in una serie di 14 pannelli, la storia della villa e delle famiglie che l’hanno abitata. Un CD raccoglierà inoltre la documentazione fotografica di altri oggetti e arredamenti appartenuti a Villa Varda e ora dispersi in molti luoghi e collezioni.

All’inaugurazione parteciperà anche la scrittrice Annamaria Breccia Cipolat, che presenterà Storie note e storie arcane di ville Friulane, il suo ultimo libro di racconti, che ne contriene, tra gli altri, anche uno ambientato a Villa Varda.

Dal secolo XII al 1692 | Origini - Mazzoleni

Il toponimo Guarda – ora Varda – vanta ascendenze germaniche e designando un posto di osservazione ben si addice a questo luogo che, posto sulla sponda sinistra di un’ampia ansa del fiume Livenza, è compreso nel Regolado della Villa di San Cassan, Comitatus Brugnarie, Patria Forum Juli. Le origini sono avvolte nella nebbia di una storia fatta di grandi e quotidiane e umane tribolazioni che mai hanno meritato di essere scritte a memoria dei posteri. I primi segni documentali appartengono all’amministrazione comitale dei Conti Porcia Brugnera.

1328
Il Conte Federigo Porcia Brugnera acquista da Zaccaria de Vidol un maso ovvero una pezza di terra detta Saccon posta appresso la terra di Brugnaria. Tale toponimo indica il vasto appezzamento posto nella depressione dell’ansa che si trova a sud/est del viale di accesso proprio di fronte l’attuale Palazzo.
1499
I Turchi giungono a Guarda il 24 novembre seminando il terrore onde tutti gli habitatori fuggirono nelle terre, nelle quali fù molta paura, perché il fumo delle ville, che ardevano da lontano, mise gran terrore à i Cittadini. Ma i villani che fuggivano con i loro figliuoli, bestiame, & robe, incontrando quelli su le porte, accrescevano maggior paura. I danni, per famiglie già povere, furono ingenti ed il cronista non mancò di registrare anche quelli subiti da Gregol da Garda il quale perse uno carro de vin spanto. Un lecto cum li fornimenti perso. Biave minute e grosse molte perse e consumate. Vestimenta alcune perse. Massericie molte.
1544
Guarda è oggetto di complesse transazioni che vede il Conte Manfredo Porcia recuperare la possession de Guarda dal signor Panfilo de Valvason et fratello et venderla al magnifico sig. Conte Nicolò Collalto in ragion di ducati 19 il campo a fabbriche morte.
1550
Il Nobil Homo Heronymus Mazzolinus Parmenses si reca personalmente al Castello dove il notaio documenta importanti transazioni immobiliari.
1554
Nei registri dell’amministrazione comitale viene posta nota de miglioramenti d’arbori, vide et case fatti per il q. Pietro fratello de maistro Pigozzo da Guarda sopra la possession de ditto luogo di Guarda al presente dell’Illustre signor Ensidio et fratelli Collalto.
1559
Un rogito documentata una vendita fatta da Hieronymo q. Daniel da Guarda per nome suo et di Giacomo suo fratello et di Battista figliolo del detto Giacomo all’illustre signor conte Ensidio di Collalto q. conte Nicolò delli miglioramenti et fabbriche per loro fatte sopra campi cento ottanta quattro nel luogo della Guarda.
1566
Negli archivi dell’Avogaria di Comun – Venezia – è registrato il seguente contratto matrimoniale: Messere Bartolamio di Vardi fu di M.r Zuani promessa colà la honesta et pudica giovane M.na Marietta sua figliola legittima al sponsale M.r Cesare Mazzoleni di M.r Zuan Pietro et sua degna sposa et moglie come comanda il Sig. Iddio et la S.ma Madre Chiesa: cola dote de ducati cinquemila.
1580
La situazione economica del Nobiluomo Geronimo Mazzoleni precipita e, nonostante i prestiti, è condannato anche con il pignoramento di immobili e da questo momento nulla ci è più dato sapere di lui.
1582
Un accurato inventario dei beni della Luminaria di San Cassiano ci informa che i suoi possedimenti si estendono, per buona parte, nel segnatico di Guarda e che i confini delle pertie, dei pratuselli e casali con curtivo lambiscono il bosco de Guarda, la terra delli olmari, il boschetto de Guarda, il pra del pos e il bar de le fragole. Queste sono tutte proprietà di Cesare Mazzoleni de Venetiis, consorte di Marietta sposata nel 1566 proprio a Venezia. Un dettagliato rilevamento dei beni ci consente di definire l’entità dei beni ubicati in Villa Varda:
Campi cinquanta in circa con casa per mio uso parte arativi e parte prativi posti in Villa de Guarda sotto Brugnera nella Patria del Friul;
In ditta Villa campi trenta in circa parte arativi e parte prativi e vallivi misti e magri quali tien alla parte Olivo Mian, et si puo trazer in parte dal Patron formento netto, batuda la semenza stava sedese veneziani
Campi trentadoi in circa posti in ditta Villa arativi, pradi, valle, rive, terre lisiere e magre dalle quali con fatica si traze la spesa e la semenza e poco più; li quali tien a parte Antonio da Gaiarine e si traze in parte del Patron formento netto, batudo la semenza stava dodese veneziani
Campi sedese in circa posti in Villa de San Cassan de Livenza sotto Brugnera tien alla parte Agnolo de Tomolo e si suol trazer in parte dal Patron formento netto, batudo la semenza stava sette Veneziani
Campi trentacinque in circa posta in Villa de Maron sotto Brugnera tenuti à fitto per Michiel de Trucolo e Consorti e mi paga d’affitto formento stava quindese venezianiCampi tre posti in Villa de Guarda Territorio ditto, quali tien à fitto Pietro Bruttobon
1614
Cesare Mazzoleni, nel proprio testamento, dichiara di aver adottato Cesaretto mio nepote figlio del q. Fabio Paulini e della q. madonna Prudentia mia figliola … perché detto Cesaretto mio Nepote dopo la morte di detto … suo Padre è stato da me sempre tenuto in casa et alimentato, gobernato et servito come figliol proprio habendolo sempre venerato et amato secondo da suo Padre e Madre castamente raccomandato ed essendo stato creato suo tutore.
Cesare Paulini diviene erede della proprietà di Villa Varda e del cognome materno firmandosi d’ora in avanti Cesare Mazzoleni
1649
Nel mese di luglio, il notaio afferma di essersi recato personalmente in Villa di Guarda nel Palazzo del Chiarissimo Cesare Mazzoleni per redigere degli atti di compravendita. Un mese dopo dichiara che il nobiluomo vi risiede.
1670
In questi anni avviene il passaggio di successione ereditaria da Cerare ai figli ed in particolare a Fabio che esercita a Venezia la professione di Medico Fisico.
1692
Fabio, persona assai religiosa, è sepolto nella chiesetta che ha provveduto a costruire in sostituzione del Capitello dela Menegotta. La pietra tombale ci ricorda che egli morì il 30 novembre 1692 all’età di 57 anni e che solo coloro che seguono gli insegnamenti di Ippocrate possono essere felici.
Dal 1692 al 1776 | Mazzoleni - Negri
1692
Fabio Mazzoleni muore senza eredi diretti e nel suo testamento un complesso fideicommisso ne regola la successione:
Terminata la linea mascolina di Cà Negri voglio che il mio Fidejcommisso vadi nella Casa dell’Illustrissimo Sig. Conte Fulvio di Porcia essendo mio riverito Patrono, et amico grande, ovvero nella casa dell’Illustrissimo Oratio Amalteo gentilomo di Oderzo mio riverito Patrone, et amico grande, in questa forma che se la linea mascolina di Cà Negri mancasse dal primo giorno del mese di marzo sino all’ultimo di agosto vada il mio Fideicommisso nel primogenito in primogenito della casa dell’Illustrissimo Porcia ed in caso che la linea mascolina di Cà Negri mancasse dal primo settembre sino all’ultimo febbraio vadi da primogenito in primogenito nella casa dell’Illustrissimo Amalteo ed infine all’Opera di Pietà di Venezia.
Fatti salvi alcuni legati e disposizioni – come il lasciare ai suoi servitori due staja di farina con sedici secchi di vino di Friul e a tutti gli habitatori di Friul che saranno al tempo della mia morte in Casa ducati 20 – l’intera sostanza, tutta la mia roba, è lasciata all’Illustrissimo mio zio Ottavio Negri.
Fabio sa che è buona cosa tenere separati gli affetti dagli interessi; così dispone di lasciar fuori il Sig. Giovanni Negri mio zio non perché non gli porti affetto ma perché conosco non aver testa di governare la roba, non applicano esso a maneggi.
Un legame matrilineare lega la famiglia Mazzoleni a quella dei Negri. Questi ultimi appartengono per tradizione al “corpo ministeriale” della Serenissima Repubblica Veneta ricoprendo cariche di grande prestigio come quella di Segretario del Senato e di Avvocato del Senato.
Lo zio Ottavio Negri non è più giovane quando il 2 dicembre 1692 raccoglie l’eredità dell’intero patrimonio Mazzoleni.
1697
Ottavio Negri elegge erede della propria sostanza il figlio Zanne e il dilettissimo Ottavietto mio nepote disponendo che dal Sig. Giacinto Can.co Sacchetti sijno fatti li conti a tutti i miei coloni di Guarda in Friul a quali lascio ducati vinti dal credito che da essi tengo et saranno obbligati di pregar per la mia anima; et asso il Sig. Canonico obbligato a diffidarli con danno et debito che da essi tengo.
1698
Ottavio more a Villa Varda il 25 ottobre e viene sepolto nella stessa tomba del nipote Fabio all’interno dell’Oratorio della Beata Vergine del Carmelo.
La proprietà passa quindi al figlio Giovanni, già Segretario dell’Eccellentissimo Senato Veneto, che la frequenta pagando regolarmente i livelli dovuti alla Chiesa Arcipretale di San Cassiano.
1726
Il 26 luglio Giovanni muore a Venezia e, per primogenitura, i beni vengono ereditati dal figlio Ottavietto che firma i documenti come Fabio Ottavio Mazzoleni Negri.
1736
Nella “dichiarazione dei redditi” di Ottavio la proprietà viene così descritta:
Per Villa di Guarda sotto S. Cassan di Livenza
Territorio di Brugnera Porcia del Friul
Casa dominical con campi due in circa et brolo sempre per uso della mia casa.
In ditta Villa una possession con Casa Colonica in pietra e di paglia di campi ottanta in circa compresi in quelli campi prativi quindici in circa datti alla Parte à Zuannne Todaro Sante Zacher vicoli; dalla quale fatto il calcolo d’anni 1736: 1737:1738 per ricavato di parte Dominicale netto di semenza un anno per l’altro.
In ditta Villa una possessione con Casa Colonica di pietra e di paglia di campi vinti in circa compresi in questi campi doi di prado in circa posti alla parte come sopra à Giacomo Moro dalla quale ricavo fatto il calcolo come sopra.
In detta Villa una possessione con Casa Colonica di pietra e di paglia di campi trentaquattro in circa compresi in detti campi otto in circa prativi dati alla parte come sopra à Dominico Mora dalla quale viene fatto il calcolo come sopra.
In ditta Villa un casone coperto di paglia con campi quattro in circa affitadi à Tizian Mian per ducati quattordici e mezzo e formento quarte tre.
San Cassan di Livenza Territorio di Brugnera
In ditta Villa una possessione con Casa Colonica di paglia con campi venticinque in circa compresi in quelli campi sei prativi in circa datti alla parte come sopra à Giacomo Biancolin.
In ditta Villa una possessione con Casa Colonica di pietra e di paglia di campi vinti in circa compresi in questi campi prativi doi in circa, dati alla parte come sopra a Giacomo Lazzer.
Villa di Maron sotto Brugnera
In ditta Villa una possessione con Casa Colonica di paglia con campi trentaquattro in circa compresi in questi campi otto prativi in circa datti alla parte come sopra a Battista Tisola dalla quale ricavo fatto il calcolo come sopra.
In ditta Villa una casetta di muro e di paglia affitada ad Angolo Boer con campi quattro in circa per ducati sedici all’anno.
Sotto la Giurisdizione di Brugnera in loco dello al Camol una possessione di campi ventidoi in circa compresi in questi campi dieci in circa prativi dati alla parte in pegno à Francesco Urban dalla quale ricavo fatto il calcolo come sopra.
1753
L’inventario dei beni ecclesiastici registra nell’Oratorio di Guarda tre reliquiarij di vetro con piede in legno in cui si trovano l’ossa dei tre SS. Martiri Onesto, Magno e Pacifico … quali non si espongono alla Pubblica Adorazione per mancanza delle necessarie Autentiche.
1770
Don Antonio dé Pieri, d’anni 65, celebra nell’Oratorio dell’Ill.mo Sig. Fabio Ottavio Mazzoleni Negri in cui vi è messa quotidiana, … Il medesimo celebra puntualmente in questa Chiesa nè i giorni festivi.
1776
Il Parroco, nel redigere la puntuale relazione annuale, annota che vi sono due Oratorij in questa Parrocchia uno dé quali posseduto dalla Figlia del q.m Sig. Ottavio Negri eretto sotto il titolo della Madonna del Carmine; … la quale celebrazione quotidiana da alcuni mesi viene omessa essendo la predetta Sig.ra Negri in vita.
1776
Il giorno 11 dicembre Ottavio muore a Venezia assistito dalle due figlie che né diventano eredi universali ad eccezione della possessione di Varda la quale è soggetta al Fidecommesso Mazzoleni. In virtù di tale disposizione la possessione di Villa Varda passa alla famiglia opetergina Amalteo. Ottavio nel proprio testamento lascia à Carlo Vascello mio Agente in Guarda mezza Botte di vino, due stava frumento e due stava sorgo turco all’anno sua vita durante quando però s’attrovi al mio servizio al tempo di mia morte, e dopo la di lui morte passi nel mio residuo.
Dal 1776 al 1867 | Amalteo – Marinoni – Giacomuzzi – Morpurgo
1776
Il Fedecommesso Mazzoleni stabilisce che: In caso che la linea mascolina di Cà Negri mancasse dal primo settembre sino all’ultimo febbraio vadi da primogenito in primogenito nella casa dell’Illustrissimo Amalteo.
Giambattista Amalteo raccoglie l’eredità Negri in quanto capofamiglia del Casato Amalteo.
1780
I Conti Porcia vantano pretese di successione ed intentano causa agli Amalteo. Visti riconosciuti i propri diritti, l’Amalteo aggiunge una nuova «fortuna» alle proprietà di famiglia che da più di un secolo tiene nel contado di Brugnera. 
1780
Il notaio Manzari si reca in Villa Varda, per rogare la compravendita di alcuni terreni alienati dai nobili Sig.ri Dall’Acqua.
1788
Con Bolla Vescovile del 15 luglio pella scarsezza dè Sacerdoti le quotidiane messe dell’Oratorio della Beata Vergine del Carmelo lasciate in legato da Fabio Mazzoleni sono ridotte e moderate a 230 Messe annuali col l’elemosina di venete lire dieci per ogni messa.
1790
Per diritto di primogenitura i beni del casato, alla morte di Giambattista, passano al primogenito Ascanio detto il Mazzoleni.
1796
Con procura notarile Ascanio ha nominato, creato ed istituito in suo legittimo nunzio, procuratore e commesso il Sig. Teodoro … abitante in San Cassian di Livenza il quale si fa carico di accettare e portar le veci a nome di Nobile suo proprietario.
1804
Nel palazzo di Varda viene rogata una permuta a nome del Nob. Ascanio Fabio Amalteo Mazzoleni q. G.Batta come erede del q. Fabio Mazzoleni per primogenitura.
1809
A nome dell’Amalteo il procuratore Antonio Segatto acquista “una terra posta e sita in Villa Guarda loco detto el Barbier fra confini noti“.
1824
Il Vescovo di Vittorio Veneto Mons. Iacopo Monico autorizza, pella maggior scarsezza dè Sacerdoti un’ulteriore riduzione a 154 messe annuali.
1825
Ascanio muore senza eredi diretti ed il patrimonio, come proprietà indivisa, passa al capofamiglia Giambattista a nome dell’intero casato. Il patrimonio viene amministrato dal nipote Conte Porcia a nome e per conto degli zii.
1848
Il Rev.do Orazio Amalteo padrone cogli altri Amaltei della sostanza Mazzoleni celebrava egli la detta Messa ed ottine facoltà di far celebrare le sudd.tte Messe fuori dall’Oratorio di Guarda.
1849
Giambattista designa proprio erede universale – fatti salvi alcuni legati – il Conte Paolo Porcia. Più precisamente egli lascia a titolo di legato ai suoi Nipoti Francesco, Carlo, Gio.Batta Nobili Marinoni figli della nob. Irene Amalteo sorella del defunto testatore e premorta allo stesso, il Palazzo Dominicale di Guarda con tutte le adiacenze e campi aderenti condotti dal Gastaldo per Economia, la casa colonica tenuta da Pizzuto Giuseppe, la casa abitata da Lazzer Antonio, la casa abitata da Pegolo Angelo e la casa abitata dalla vedova Paludetto, la casa abitata da Bazzo Antonio, la casa tenuta in affitto da Gorgazzi Antonio al Ponte di Sopra di Brugnera, la casa di Maron abitata da Sebastiano Sonego con li fondi in allora lavorati dagli indicati affittuali e coloni mezzadri e censiti nella mappa di Brugnera; di più legava un campo circa affittato a Dolfo di Baldin Pasqualino posto in Parrocchia di Francenigo ed in quella mappa censito; legava inoltre le Bovarie padronali, attrezzi rurali e vasi vinari, come pure le mobiglie esistenti nel palazzo dominicale e adiacenze.
1850
I fondi di Varda sono posti a garanzia di un mutuo acceso con i Conti Papadopoli di Venezia per 33.650,65 lire austriache.
1852
La morte di Giambattista segna l’estinzione di questa nobile famiglia opitergina e la proprietà di Varda passa Marinoni non solo come eredi ma anche a saldo di un vecchio debito di 10.000 ducati veneti – maturato a 29.600 lire austriache – che gli Amalteo tenevano verso i nipoti in quanto eredi della Sig.ra Giorgia Marina Marinoni. Ma siccome sono molti gli obblighi e pegni tanto pubblici che privati, quali aggravano questo legato, … stando così le cose e non convenendo ai Nobili Sig.ri Marinoni abitanti in Pola di far amministrare in lontano paese la sostanza legata, si sono determinati fino dal Dicembre 1852 di passare alla alienazione di tale legato, ed avendo ritrovato nella Sig.ra Marietta Giacomuzzi Caine l’acquirente stabiliscono con essa il prezzo e le condizioni.
1852
La proprietà è acquistata al prezzo di 116.000 lire austriache da Maria Giacomuzzi in Caine, facoltosa e possidente signora veneziana, residente anche a Chiarano dove nascono i figli Vincenzo (1844) e Giacomo Antonio (1847). Oltre alle già citate colonie la vendita riguarda Il Palazzo Dominicale, Oratorio, adiacenze, cortili, ortaglie e campi aderenti tanto condotti dal Gastaldo, esso Francesco De Marchi, per economia, quanto dai Coloni a titolo di affitto e servitù e comprendeva anche le Bovarie padronali esistenti nelle case Dominicali e coloniche, cavalli, se ve ne fossero, scorte vive e morte, nonché gli attrezzi rurali, vasi vinari, arredi vari e le mobiglie tutte esistenti nella Casa Padronale al momento della morte del Testatore.
1964
La signora Giacomuzzi-Caine si trova ad affrontare una difficile situazione economica e famigliare dovuta ad una grave malattia del marito Giuseppe il quale, nel 1872, muore a seguito di complicazioni subentrate ad una infermità di 14 anni e dopo lunga agonia.
1965
La Signora Giacomuzzi incomincia a vendere le proprietà e a smembrare l’azienda di Villa Varda. Lo stesso De Marchi, gastaldo sotto gli Amalteo, si rese deliberatorio dei beni posti in distretto di Sacile Comune di Brugnera … che furono esposti a pubblico incanto per difetto di pagamento delle pubbliche imposte a carico della Sig. Giacomuzzi.
1867
Dalle vendite ai pignoramenti il passo è breve. A causa di vecchie ed insolute ipoteche, ma anche perché Ella aggravò anzi quel tenimento di altri e vistosi debiti; per cui il curatore suscritto Sig. Leone Rocca del fu Marco intraprese gli atti esecutivi a carico di essa Maria … e quindi quei beni tutti furono venduti all’asta in più esperimenti con magistrato della Pretura di Sacile. Quegli che si fece acquirente di quei beni fu il Sig. Commendatore Carlo Marco Morpurgo.
Dal 1867 al 1941 | Morpurgo de Nilma
1867
Il Barone Cav. Carlo Marco Morpurgo de Nilma di Trieste (Austria), a seguito di tre esperimenti d’Asta Fiscale, si aggiudica la piena e perpetua proprietà di Villa Varda che consta di: palazzo, annessi rurali, case coloniche e 122 ettari agricoli.
1868
Iniziano i lavori di ampliamento e ammodernamento del Palazzo che viene trasformato in Casa di Villeggiatura e di rappresentanza. A questo restauro si accompagna un ampio ed ambizioso progetto per razionalizzare, ampliare e riqualificare l’Azienda Agricola.
1870
Il Cav. Carlo Marco conclude tutte le procedure di liquidazione ed entra, di diritto, in pieno possesso di Villa Varda.
A testimonianza dei lavori effettuati, sulla soglia della sala da pranzo sono impresse le cifre “C.M.M.N.”: Carlo Marco Morpurgo Nilma.
Sostanziali modifiche riguardano gli edifici rurali e di stoccaggio adiacenti al palazzo.
La campagna di acquisti dura trent’anni e gli consente di accrescere la tenuta di altri 208 ettari per un tutole di 330 ettari.
1890
L’Azienda Agricola è suddivisa in colonie assegnate a 14 famiglie in rapporto all’estensione della tenuta e alla forza lavoro di ciascuna.
1899
Carlo Marco Morpurgo de Nilma muore e l’universalità dei beni passa alla moglie M.ma Emma Mondolfo.
1909
Una sentenza del tribunale di Pordenone ci informa che la Baronessa … teneva libero senza museruola nel suo palazzo di Varda un grosso cane da guardia e che poco prima novembre il cane mordeva tre uomini alle dipendenze della baronessa e i feriti furono ricoverati a Padova temendo che il cane fosse affetto da rabbia e che poco dopo il cane lasciato libero senza museruola aggredì prima la bambina mordendola alla faccia e poi il bambino reiteratamente … l’animale venne ucciso e la testa inviata a Padova dove venne confermata la diagnosi di rabbia.
1915
L’arciprete di San Cassiano di Livenza, Don Giovanni Feltrin, così ricorda il primo giorno dell’invasione, … Il giorno 7 novembre, ore 10,30 – Austro germaniche – violenti minacciose. Contegno del parroco e della popolazione, di chi resta stordito e terrorizzato. Causa vicinanza fiume Livenza, prima dell’azione militare parroco giudicato persona sospetta e pericolosa esce con la famiglia dalla casa Canonica … durante l’invasione spogliazione di tutti i paramenti sacri … distruzione dell’armadio della sacrestia ed altre rotture dell’Oratorio proprietà Morpurgo, Villa Varda nonché requisizione delle due campanelle.
1917
Già affidata all’amministrazione degli agenti e alle cure del gastaldo la tenuta in Brugnera, Maron, S. Cassiano, Portobuffolè ecc., … dell’estensione di campi trevigiani 700 (settecento) circa, a corpo e non a misura” viene data in locazione e conduzione all’Avv. Com. Antonio Levada di Oderzo per 25.000 lire annue ad esclusione “della Villa padronale, la chiesetta, il giardino, il parco e il frutteto, … Alla Signora de Nilma resta riservato l’uso della stalla per sei cavalli … Durante la permanenza a Varda della Signora locatrice e dei suoi membri di famiglia il conduttore avrà ogni cura perché il passaggio dei carriaggi e degli animali per il servizio della cantina e del granaio segua dalla parte esterna o dalla parte dell’orto.
1918
Si insedia lo Stato Maggiore della 43.ma Divisione Schutzen comandata dal Generale Urbansky von Ostrimiecs. Durante questo periodo furono ultimati i piani per l’attacco austriaco sul Piave e proprio a Varda arrivarono gli ordini definitivi per l’offensiva … 8 giugno … in serata arrivano gli ordini definitivi per i grandi avvenimenti … 9 giugno … ho proibito la messa per non fare assembramenti di truppa … faccio perciò celebrare la Messa nell’atrio (di villa Varda) dal Parroco della divisione. Nel pomeriggio prova di maschere antigas … 10 giugno … ho molto da fare per preparare (a villa Varda) tutto nel modo più preciso.
1919
I danni di guerra ammontano a 281.525 lire pari al 28% del suo valore netto dichiarato.
1920
Alla morte di M.ma Emma l’eredità passa alla sorella Fanny vedova del cognato Giacomo Morpurgo.
1923
M.ma Fanny riorganizza le proprietà e attribuisce al figlio Mario la proprietà di Villa Varda.
1924
Il Cav. Mario realizza il restauro ed ammodernamento del complesso di Varda conferendo al sito quell’aurea di “paradisino” che ancor oggi possiamo ammirare.
La “bella e malinconica Varda … che dorme tra i lauri e le rose, e intorno alla quale si stende … l’argentea fascia del Livenza” riacquistò parte del suo splendore e fu assiduamente abitata dai Morpurgo che vi trascorrevano lunghi soggiorni in compagnia di familiari ed amici.
1943
Il Cav. Mario Morpurgo de Nilma, ultimo erede della famiglia muore, all’età di 74 anni, nell’Ospedale di Pordenone.

Cosi dispone nel suo testamento: lego la mia tenuta di Varda (Comune di Brugnera), come si troverà al momento della mia morte, compresa naturalmente la villa con tutto il suo mobilio ed arredo, al Seminario Diocesano di Concordia di Pordenone, in persona di S. E. Monsignore Vescovo di Concordia. Dispongo così anche per sentimento di profonda deferenza e devota amicizia verso la persona del Vescovo attuale S. E. Mons. Luigi Paulini, che mi è stato costantemente generoso della sua bontà. Intendo che una precisa destinazione del legato qui disposto sia lasciata al prudente criterio di Monsignore Vescovo di Concordia, limitandomi io ad esprimere il desiderio che ne conseguano vantaggio le attività che hanno per particolare scopo l’educazione della gioventù cattolica. La villa poi (o adeguata parte della stessa) intendo sia riservata ad uso di soggiorno estivo del vescovo di Concordia. A carico del legatario dispongo siano gli oneri seguenti: manutenzione e cura della Cappella e del Mausoleo; Celebrazione della Santa Messa nella Cappella la prima Domenica di ogni mese, nella ricorrenza delle feste dei Santi Patroni S. Marco e S. Maria del Monte Carmelo, nonché nei giorni anniversari della morte di tutte le persone che avranno sepoltura nel Mausoleo. Il Parco della villa dovrà, come attualmente, essere aperto al pubblico settimanalmente la Domenica od altra giornata a scelta del legatario. … Dispongo poi che sino a quando mia sorella Matilde sarà in vita ad essa spetti il diritto di soggiorno nella villa di Varda per quanto tempo e quante volte ogni anno ad essa possa piacere, con obbligo per il legatario di mettere a disposizione nella villa un adeguato numero di stanze ed accessori con arredo e suppellettili relative, per mia sorella stessa e per chi essa conducesse con sé per proprio accompagnamento od in suo servizio. Dispongo ancora che la villa ed il parco di Varda siano inalienabili e debbano inoltre portare il nome “Villa Morpurgo de Nilma.

Dal 1941 al 1999 | Seminario – Regione Friuli Venezia Giulia
1941
Il Seminario accoglie l’eredità del Cav. Morpurgo. La villa – parzialmente in usufrutto alla sorella Matilde – rimane disabitata per gran parte dell’anno e anche le visite di Matilde si fanno via via più rare
1961
Muore Matilde Morpurgo. I funerali si tengono nell’oratorio della Beata Vergine del Carmelo in Villa Varda e le spoglie vengono tumulate nel mausoleo di famiglia fatto erigere all’interno del parco.
Il Palazzo è completamente abbandonato.
1972
L’Azienda Regionale delle Foreste prende in considerazione la possibilità dell’acquisto dei mobili e arredi esistenti nella Villa Morpurgo in Villa Varda.
Il Centro del Mobile Livenza prende in considerazione l’ipotesi di acquisto del compendio
1974
L’Azienda Regionale delle Foreste esprime parere favorevole di massima per l’acquisto medesimo “salvo buon fine della congruità dei prezzi e conseguenti trattative”
1975
Il Seminario Vescovile di Concordia Pordenone vende la proprietà alla Regione Friuli Venezia Giulia – Azienda delle foreste. Ad eccezione del Mausoleo nonché dell’Oratorio che rimangono di proprietà del Seminario
Il Maresciallo Forestale recatosi in sopralluogo nel Parco ha accertato che sull’intera superficie boschiva erano state tagliate n. 53 piante … con il consenso dell’Economato del Collegio vescovile … allo scopo di ricavarne legname da opera per la costruzione di uno stallone
1976
La Regione FVG consegna all’Azienda Regionale delle Foreste il compendio denominato “Villa Varda” di complessivi Ha 17.87.10
Seminario Vescovile di Concordia-Pordenone dona alla Regione Autonoma FVG con efficacia differita al 2 aprile 1979 alcuni immobili pertinenti al Compendio di Villa Varda
1977
La Regione Friuli Venezia Giulia – Azienda delle Foreste stipula un contratto di comodato d’uso con il Comune di Brugnera affinché se ne serva per anni 19 … per uso parco pubblico comunale e per iniziative che verranno concordate di volta in volta con l’Azienda delle Foreste
1978
Il geom. A. Fazi elabora il progetto per il ripristino della torre e collocazione dei servizi igienici
1979
Recupero e riqualificazione della case del custode
1981
La Soprintendenza Archeologica di Trieste per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici dichiara Villa Varda bene di interesse storico artistico ai sensi della legge 01.06.1939 n. 1089
1982
Interventi per impedire l’ulteriore degrado delle strutture portanti in legno del tetto e dei solai nonché delle murature, decorazioni pittoriche e affreschi
1983
Restauro del Palazzo di Villa Varda a cura dell’arch. S. Varnier. Il progetto prevede la realizzazione di un centro convegni,di un museo e mostre permanenti delle attività forestali e della lavorazione del legno, ristorante e foresteria.
1984
L’Azienda delle Foreste delibera interventi nell’intento di migliorare e potenziare il soprassuolo arboreo del parco in sintonia con quanto già effettuato nel recente passato … provvedendo alla messa a dimora di n. 150 piante di alto fusto ed altrettanto cespugliame in sorte …staccionata in legno e ripristino di quella esistente, … orlature e concimazione ternaria di soggetti arbustivi ed arborei in n. di 790, potature basse a carico di n. 100 piante di alto fusto nonché sistemazione andante di viali e sentieri”
I Mostra Ornitologica organizzata dall’Associazione CICO (Centro Iniziative Culturali e Ornitologiche)
1985
Restauro muro di cinta e cancellata dell’ingresso principale a cura dell’ arch L. Bertoni
1986
Restauro pittorico degli affreschi, delle pareti e soffitti decorati in Villa Varda
1987
Lavori per l’inghiaiamento dei viali, rifacimento passerella in legno di larice, interramento di linee elettriche e telefoniche
1988
Allestimento della mostra “La cultura della villa”
1989
Restauro della Serra e impianti di illuminazione esterna fabbricati e parco a cura dell’ arch L. Bertoni
La Provincia di Pordenone valuta il possibile trasferimento in proprietà deli immobili siti nel complesso
1990
Revisione generale tetti, alloggi e scuderia
1991
Il Comune di Brugnera delibera richiedere alla Regione FGV che vengano ceduti gratuitamente al Comune gli immobili
1992
L’Azienda delle Foreste delibera le Norme da osservare per l’utilizzo del Parco di Villa Varda ai fini ricreativi, educativi e scientifici
L’Azienda delle Foreste effettua un censimento del patrimonio arboreo. Nel parco vengono segnalati un Calocedrus Decurrens del diametro di m. 4 e alto 29 ed un Populus Nigra con un diametro di 4,20 per un’altezza stimata in 39 metri
1993
L’Azienda delle Foreste riconsegna alla Direzione Regionale degli Affari Finanziari gli immobili che costituiscono il compendio perché non più utili ai fini istituzionali dell’Azienda delle Foreste, che continuerà a gestire il Parco di Villa Varda, sia al fine della programmata cessione al altro ente
1995
La Regione FVG ritiene in via generale opportuna la concessione in uso gratuito a favore del Comune di Brugnera ponendo a carico del concessionario gli oneri di gestione e di ordinaria e straordinaria manutenzione rimane a carico dell’Azienda la manutenzione del parco che abbisogna di assidua e competente azione conservativa e manutentoria
L’Azienda delle Foreste effettua un sopralluogo cui segue dettagliata relazione: a questo ufficio ,sembra che codesta Direzione, abbia concesso lla Provincia di Pordenone di utilizzare il citato fabbricato per attività culturali, probabilmente con la condizione di evitare ogni possibile danneggiameto … nella visita si è invece riscontrata una evidente trascuratezza di ogni tipo di lavoro di manutenzione alle più delicate strutture della Villa stessa … la tinteggiatura dei serramenti esterni risulta deteriorata e screpolata … il vano scale necessita ormai di tinteggiatura e di una integrale pulizia …. Il solaio del primo piano a parere dello scrivente è eccessivamente caricato dal sistema espositivo in tubi di acciaio … gli affreschi … risultano danneggiati più o meno gravemente per interventi non attenti in occasione dei lavori di allestimento delle strutture citate … diversi chiodi sono stati piantati anche su pareti dipinte ….
1995
Il Comune di Brugnera elabora il progetto per la realizzazione della pista ciclabile che collega il Municipio con il parco di Villa Varda
1999
La Regione Autonoma FVG effettua la cessione gratuita del Compendio di Villa Varda a favore del Comune di Brugnera.
Dal 1999 al 2008
1999
Il Comune di Brugnera acquisisce Villa Varda con l’obbligo di destinazione, .. a finalità di pubblico interesse, a manifestazioni culturali importanti, quali mostre, convegni, pubbliche relazioni, convegni di studio, biblioteca pubblica, manifestazioni cinematografiche all’aperto, manifestazioni teatrali, sede di associazioni culturali, spazio espositivo, parco pubblico.
L’Amministrazione Comunale avvia un ampio progetto di recupero, conservazione, innovazione dell’intero Compendio al fine di garantirne l’integrità e la fruibilità progettuale.
2000
Vengono restaurati tutti gli infissi interni ed esterni del Palazzo.
2001
Vengono eseguiti interventi di straordinaria manutenzione e di adeguamento alle norme sulla sicurezza ed accessibilità del Palazzo nonché con il restauro delle facciate, dei balconi.
Anche l’edificio denominato “Casa del Custode” è oggetto di interventi per adeguarlo alla nuova destinazione di struttura per Associazioni.
2002
Prende avvio il cantiere per la ristrutturazione dell’annesso denominato “Canevon”. Il progetto è curato dagli architetti Carniello e Ruzzane. L’edificio passa da ex stalla in disuso a centro per attività culturali.
Villa Varda diviene con sempre maggiore visibilità polo per molteplici manifestazioni di ampio respiro culturale di indiscussa qualità.
2003
Prendono avvio i lavori di consolidamento degli argini del Livenza e dell’isolotto
2005
I lavori di recupero vengono estesi agli annessi “Casa del Gastaldo”, “Scuderia” e “Bacheria.”
Lavori di restauro dell’Oratorio della Beata Vergine del Carmelo
Il Comune accetta la donazione di 192 pezzi che costituiscono parte del fondo archivistico di Corrado Bortolin:
  • il Comune di Brugnera ha l’obbligo perpetuo di custodire e conservare integralmente la donazione;
  • il Comune di Brugnera ha l’obbligo perpetuo di esporla al pubblico negli spazi del Palazzo di Varda;
  • il fondo costituisce una unità indivisibile ed inalienabile;
  • L’esposizione in forma permanente e consona agli attuali criteri museali dovrà avvenire entro e non oltre lo scadere del mandato dell’attuale Amministrazione in carica.
2007
Vengono realizzati i nuovi parcheggi e le aree attrezzate antistanti il compendio.
2008
Il Comune di Brugnera dà seguito all’atto di donazione del fondo Bortolin con l’allestimento nel palazzo di Villa Varda della mostra “Frammenti – Storia di una Villa”. La mostra ed i testi sono curati dal dott. Corrado Bortolin. L’esposizione degli oggetti è arrichhita da pannelli con la sintesi della storia del compendio e di un ricco apparato iconografico inedito. L’esposizione è curata con attenzione all’accessibilità “for all”. I testi sono elaborati in formato tradizionale, a grandi caratteri, in braille e su supporto audio. Sono state realizzate sintetiche mappe esemplificative in rilievo delle principali strutture che caratterizzano il compendio di Villa Varda.

Quanti vogliono contribuire ad arricchire l’archivio storico unificato per la “Stroria di Villa Varda” ed il patrimonio collettivo con donazioni dirette o con copia fotografica/digitale possono farlo contattando direttamente l’Amministrazione Comunale ( tel 0434 61 67 11) oppure Bortolin Corrado (tel 338 456 345 1 – mail: corrado.bortolin@alice.it)

Ringraziamenti:

  • Il Vice Sindaco Reggente di Brugnera P.I. Marco Bazzo
  • L’Ass. alla Cultura Dott. Ermes Moras
  • Il peraonale dell’Ufficio Tecnico Comune di Brugnera
  • Il personale del Comune di Brugnera
L'inventario del 1692

Inventario dei beni nel Palazzo di Guarda del Chiarissimo Signor Fabio Mazzoleni

Nel mezado sopra il cortile à mezo giorno et prima

Una litieria in quattro colonne verdi con qualche inveciatura di doradura con soprani un pagliazzo, due stramazzi, due coperte et il suo capezzale et una schiavina.

In posta al letto un scabello di noce.

Sopra il letto una croce di legno con molte reliquie incastrate dentro con suoi cristali di sopra.

Scagni patina di noce intagliati n. tre.

Una tavola al anticha in noce con piedi con sua cassetta.

Un tapedo sopra la medesima: vecchio.

Una tavola tonda in ottangolo di noghera vecchia.
Sopra la stessa un tapedo vecchio.

Un tavolino di noghera ordinario.

Tra li due balconi di mezzo giorno una Madre di Gratia con nostro Signore in brazzo con soada dorada.

Un quadro sotto la Madonna di carta con soadetta di gezzo vera soprani la Morea.

Un quadretto con soaza di gezzo vera e un altro in carton di fratellanza di religione in contro.

Sopra il camin un quadro bislongo in carta con soadetta di gezzo con soprani la città di Costantinopoli.

Soprani un quadro in tella con il ritratto di S. Lorenzo Giustinian con balze di zirmolo intagliate con doratura nelli contorni.

Doi altri quadretti in carta di fratellanza di religione con soadette di gezzo vere et uno grande de detto Santo.

Un altro quadretto di fratellanza in carta nell’altro canton di

detto mezzado con soadette vere.

Un quadretto in ottone attaccato al muro in tola con soada dorada antica e un paro soazette con S. Giovanni, la Madonna e S. Caterina.

Un altro quadro mezado in tola con soaze di noce scuro soprani la Madona con N. Signore in brazzo.

Un altro quadro in ottone con soazze dorade all’antica in tola soprani il ritratto di nostra Madonna e Bambino.

Un altro quadro al muro mezado sopra el letto con soprani Nostro Signore che veniva calato in terra.

Sopra il scabello un quadro in tella col ritratto di Madonna e Bambino in brazzo di

Maria Maddalena soada dorada all’antica speso nel mezo.

Sottacado al medesimo di sotto un quadretto di S. Antonio e Nostro Signore con soade in gezzo.

Di sotto un quadretto con soaze di gezzo col ritratto di N.ra

M.donna e soprani il suo Christello.

Un quadro mezzano di tela con soaze dorade all’antica con il ritratto di N.ro Signore che porta la croce al Calvario.

Sopra la tola un specchio con soaze di gezzo vera.

Un quadretto d’indulgenza in carta con soazette di gezzo

Sopra la porta un quadro in tella con soaza vera et oro con soprani Madonna.

Un scagno di comodità di noghera.

Un ferro da fuoco con due pomoleti di ottone.

 

Nel Mezado sopra l’orto

In tramontana

Un litierin in mezzo in quattro colone colorite di diversi colori con qualche strisetta dorada con soprani un pagliazzo, due stramazzi un capezzale e due schiavine.

Soprani una coperta rossa di lana con cascami dalli capi.

Un sgabello a posta il leto di gezzo colorito di noghera.

Quattro pretine di noce intaglate compagne.

Un scagno di noce anticha.

Un altro detto rotto.

Un armer grande con quattro portelle di noce nel colto d’esso otto libri vecchi de conti della med.ma casa.

Tre mazzetti d’affittanze vecchie et molte altre carte à refuse.

Tre libri da leggere intitolati l’uno le vite di Plutarco l’altro pure Quadragesimali et l’altro pure Quadragesimali da Messa n. 3.

Nel secondo colto un libro vecchio grande.

Due sioni di rame uno grande et un piccolo.

Nel terzo colto sue staffe un scalpelo e diversa altra ferramenta vecchia.

Nel quarto colto due cadenazzi grandi due bevarelle et altra ferramenta vecchia.

In canton un tre piè di ferro alto.

Sopra lo stesso una conca d’otton grande da lavarsi le mani con un secchiello compagno attaccato al ferro di sopra.

Fra un balcon e l’altro in tramontana una mezza tavola di noghera granda.

Sopra la medesima un specchietto vecchio rotto in tre legato in soaza d’oro à fiorami.

Un quadro in tella sopra esso specchio d’un antenato della casa con soada di noce vera.

Un mezzo huomo di legno dietro la porta per porvi sopra li parasoli.

Sopra la porta un S. Francesco in tella con soaza vera.

Un quadretto con veduta dell’Avo dell’Ill. q.m Sig. Fabio in tela in grande con soaza scura.

Un quadretto sopra il sgabello della Annunciata in rame.

Un quadro sopra il capo del letto in tella con soaza con soprani un tartaro che tira di frezza.

Sopra la cavisella del letto un quadretto largo in tela soprani la presentazione di N.tro S.re al tempio al vecchio Simeone con soada vera.

Dietro un S. Antonio in tela con sua soada.

Dietro al medesimo un ritratto in tela in monte in forma in longo con sua soada.

Sopra il camin il ritratto in tela bislungo del q. Augusto fu gastaldo in casa.

Sotto il camin un ferro da fuogo con suoi pomoli d’otton tondi.

 

Nel mezado à Sol à Monte

Sopra il Brolo

Mezza tavola di noghera fra un balcon e l’altro.

Sopra la medesima un stavoglino con diverse cosette attorno.

Sei scagni di noghera all’anticha son sei pezzi.

Pretine di noce doi.

Una tavola d’albeo fatta al’anticha con suo tappeto soprani il med.mo.

Una litiera in quattro colonne colorita con qualche strissetta d’oro con soprani un pagliazzo doi stramazzi un capezzale doi cussini e doi coperte.

Un sgabello di noce senza cassetta.

Cinque retratti in tela compagni con soazze intagliate di cirmolo e dorate nelli contorni soprani il padre, la madre e tre figlioli Mazzoleni n.5.

Le dodici sibille in quadri dodici in quadri di tella vecchi senza soaze.

Sopra la tavola il tapedo un quadro d’un vecchio con soazette con profili d’oro in tella.

Sospeso sopra il letto un ritratto di N.ra Donna in tavola con soaza dorada all’anticha.

Accanto al medesimo un quadretto in tavola di N.ro Signore e la Madonna.

Sotto il camin un ferro da fuogo.

Otto orinali di perltro ripartiti nelle stanze n 8.

Nella sala a piè pian

Tavola da mangiar al fuogo d’albeo con suoi piedi all’anticha.

Otto scagnetti di noghera vecchi n. 1.

Careghe à costà al fogher quattro n. 4.

Una cariega da bulgaro vecchia all’anticha.

Quattro lambade una per canton d’essa sala n. 4.

 

Nella cusina

Tavola co suoi piedi longa in noghera.

Banchetta d’albeo per sentar.

Cassa d’albeo vecchia.

Una gramola con sua mazza.

Tre careghe de paggia.

Due alboli con suoi pagna.

Due armeri di albeo compagni attacadi al muro.

Secchi di rame dieci compreso quello attacado al pozzo.

Una brocha di rame senza coperchio.

Una cazza di rame da gettar l’aqua.

Un d’otton bazzil d’otton.

Una concha di rame.

Cinque padelle di rame fra grande e piccole con il coperchio la più grande.

Due mastelli di rame ottonati.

Due altri separadi con manichi di ferro.

Due cazzette di rame.

Una lecarda di rame con manico di ferro.

Un criveletto di rame traforato da salata.

Due scatolette di rame una al usanza e l’altra forata il capo.

Quattro tamisi.

Due stagnade di rame una senza e l’altra più grande questa con suo coperchio.

Una caldiera di rame.

Cinque spiedi di ferro fra grandi e piccoli.

Il peltro per porvi l’ampolle d’olio et accetto.

Un cortellazzo.

Quattro lumi da ogli da taccar.

Tre cazze di ferro forade due cazze e l’altra da schiuma.

Un’altra caldiera vecchia sotto alla scala.

Un’altra caldiera di rame di tenuta di quattro secchi.

Un’altra caldiera di due secchi.

Tre farsore due nove et una trista.

Due treppiè di ferro da farsore.

Quattro gradelle di ferro due tonde l’altra grande.

Una farsora da castagne.

Quattro cavedon di ferro due grandi e due mezzadi.

Un lambicco di rame col coperchio di piombo.

Un rampegon di ferro.

Quattro candelieri d’otton et una candela detta da ogli.

Due faraletti da stalla.

Sotto il camin la cadena da ferro da fuogo sudetta, paletta e trepiè vecchio.

Piatti de lattarin da tovaglia n.ro 18.

Detti mezzani da conzar sette n. 7.

La grata bassa.

Due piviette di stagno da far salami n. 2.

Due tavolette de pezza n 2.

Due crivelli uno da biada e l’altro ordinario.

Un pestaglio.

Due cucchiaini di rame n. 2.

Cucciari d’otton dodese n. 12.

Pironi di ferro sei n. 6.

Tre cordelli da cusina n. 3.

Sei scudelette di terra n. 6.

Quattro boccali vecci sani n. 4.

Tre candelabri d’otton.

 

Nella salla di sopra

Due bauli d’albeo con piedi all’anticha compagni.

Un scrittorio vecchio con casseta d’albeo n. 1.

Due corde da leggio soprani n. 2.

Sacchi venti due n. 22.

Sopra una porta un quadro d’un vecchio in tella con due altri compagni per sopra le porte all’anticha vecchi.

Quattro altri quadri compagni attaccati due per parte del portico in tela cioè una Lugretia, un Europa, una Cleopatra e l’altra Giudita cn soaze intagliate.

Un quadretto vecchio in tavola di N.o Signore in Croce dirimpetto alla porta che va in granaro.

Una retreliera sotto il medesimo quadro con soprani sette schioppi cioè due da roda con sue chiavi e bandeliere tre d’azzolini et una corda et uno senza azzolino.

Sopra la porta del granaro un altro quadretto di devozion.

Due cadreghe vecchie di bulgaro in gezzi et un scagnetto.

 

Nella camera sopra il cortile

À man mancha

Una lieira di ferro dorato con suoi pioli à fiorami mezzi dorati con soprani un pagliazzo due stramazzi il suo capezzale et una cappa.

Un paro di pistolle da azzalino con sue fonde attacade alla colonna della medesima litiera.

Un paro de cavaletti con sue bande à piedi del medesimo letto et soprani un pagliazzo doi stramazzi un capezzale et sua cappa.

Un sgabello di noghera attacado al letiero.

Tre pretine di noghera compagne entro una delle quali è la comodità.

Una cassa di noghera anticha con sua serratura e chiavi entro della quali v’eran le cose infrascritte.

Lenzuoli para nove di lino e para otto di stoffa.

Mantelli doppi cinque e due credenziere .

In un’altra cassa di noghera pur con seradura e chiave entro della quale veran le cose infrascritte cioè:

Camise da sonno quindici n. 15

Intimelle nove quattro n.4

Tovaglioli quindesi n. 15

Fazzioli da man tre n. 3

Mentiletti doppi due n. 2

Un paier di tela chiara n. 1.

Uno scrittorio di noghera intagliato di dentro di cipresso.

Un armaro di gezzo con tre caselle e sue seradure entro una delle quali vi si attrovano.

Una coperta di tela bianca del’altare.

In un altro fazzioli da Messa n. 6.

Tovaglie d’altar nove comprese le canevazze n. 9.

Un antipeto d’altar n. 1.

Una cotta tela chiara n. 1.

Nella terza casseta di sopra due sottocoppe d’argento con l’arma Mazzoleni.

Una tazza d’argento da sputar.

Pironi d’argento nove e cucchiai pur d’argento compagni in tutto son n.18.

Una saliera d’argento quadra con suoi piedini.

Cortelli con mango d’avorio son n. 6.

Un’altra cassa di noghera vecchia senza serratura vuota.

Un specchio sopra l’armaro con sue soaze dorade in tre grandezze in circa.

Dalle parti del letto due quadretti in soaze vere sopra una de quali vi è un disegno di

Nostra Madonna con suo ritratto e nel altro del Medico Saremo.

Sopra del medesimo specchio un quadro grande in tella con sue soaze sopran il ritratto della Fede.

Dirimpetto il med.mo altro quadro consimile d’una caccia.

Un quadretto di S. Antonio in tavola con soaze di pero in cavisella del letto.

Sopra il scabello un secchiello d’aqua Santa di stagno.

Un Cristo d’avorio in Croce entro un quadretto con fondo di vellutto e sue soaze d’ebano.

Soprani un quadretto con sue soaze al’anticha in vero sopra del quale v’è la natività di n. Signore con l’offerta di Tre Maggi.

Due quadretti di N. Ma.na uno per parte di Nostro Signore antedetto alla Grecha e cinque reliquiarij attacadi al muro.

Sotto il camin il ferro da fuego e suoi cavedoni d’otton con moletta tira cenere e cava cenere.

Una conca da battesimo sopra l’armer.

Una velada di tella con suoi bottoni.

Altra simile di stameto foderada di cenedà à striche di traverso

Due chiamberlucchi ambi due di color violetto uno foderado di martora e l’altro di culatoni di volpe.

Lenzuoli di lino sopra letti para quattro n. 4.

Detti di stoppa sine canevo di sopra letti para due n. 2.

 

Nella camera sopra l’orto

Dirimpetto la Livenza

Una litiera con quattro colone scavade con linee dorade con soprani un pagliazzo doi stramazzi un letto di piuma capezzali di piuma tre cusini una alcova bianca imbotida e una felpata.

Un sgabello a posta il letto di gezzo.

Una cassa vecchia di noghera con serradura con entro una cassetta con reliquia di S. Bartolamio di corallo rosso con vero sopra et altra cassetta con fiori si pone nella chiesa il giorno della Sagra.

Una comodità di tolla con sua comodità di rame.

Un servizio di stagni entro una cassa di pezza con la sua serratura.

Un ferro da fuogo.

Altra cassa di noghera compagna con entro un poco di stoffa e fillo di cadevo.

Filo di canevo detto e un paro di lenzuoli in circa.

Un tavolino d’albeo da mangiar al fuoco.

Una credenza vecchia di noghera nella quale si tiene il pane.

Sopra la stessa sette piati da capon di lattierin.

Un specchietto sopra la me.ma con soaze vere di gezzo di grandezza una in circa.

Un baul da viagio con luchetto.

Una cassetta con comodità.

Un rampegon di ferro attacado.

Un altro armer di pezza vecchia per poner il pane.

Sopra il medesimo piatto de latierin da portada.

 

Altra camera dirimpetto la Livenza

Che Guarda sopra il brolo

Un paro di cavalletti soprani un pagliazzo due stramazzi due capezzali doi schiavine et una coperta.

Un sgabello vecchio.

Una coperta imbotida.

Uno sgabello di noghera sopra del quale v’è expoto un quadretto.

Quattro altri santarelli di divozion et un secchietto di chiesa d’acqua Santa.

Una cassetta d’albeo entro della quale vi heran le cose infrascritte.

Un gabbano rosso di livrea per il Carrociero.

Un paro di braghesse et una velada di panno compagna alle braghesse.

Un altro paro di braghesse di giurin compagno

Un paro di calzoni et un altro paro di calze vecchie.

Una cassa di noghera anticha con seradura entro la qual si ritrovano.

Lenzuoli di lino otto n. 8.

Lenzuoli di stoppa quattordese n. 14.

Coverte bianche da letto una della quali à traforata.

Un mantiletto di lino dopio.

Tovagliati di stoppolina venti uno n. 21.

Mantili di cusina di stoppoline undeci n. 11.

Peze da pan di stoppolin tre n. 3.

Pezze da mano di stoppolino nove n. 9.

Una tavola d’albeo con soprani un tappeto vecchio.

Sopra la med.ma una cassetta di noghera vecchia.

Attacado al muro un specchio vecchio.

Altra cassa compagna con serratura vuota.

Mantili di lino dopij due n. 2.

Attacadi al muro dietro la porta un paro di stivali.

Un paro di sachette di tela triste.

Due camisiole et un paro di braghesse.

Un faciol da man di lino con merli.

 

Nella quarta camera

situata sopra il cortile

Una litiera verde in quattro colonne porte dorate manca un pomolo soprani un pagliazzo due stramazzi un capezzale doi cussini e tre coperte.

In piedi del letto un armaro di pezza nero con tre caselle.

Nella prina e seconda da basso nulla entro nella terza al alto il libro grande de disegni del palazzo, case coloniche e possessioni.

Quattro colonnine da vaso.

Una cassa d’albeo colorita senza la seratura con entro piatti de lattierin tra grandi e piccoli compreso una piatto grane a scacchi venticinque n. 25.

Una fruttiera di lattierin forada et una altra senza foratura

Piatti di lattierin compreso roti et attacadi sedese n. 16

Saliera di lattierin una n. 1.

Piatti di … nove n. 9.

Un vero da candela.

Una sessola.

L'abstract [English]

For many of those whom have had the opportunity to walk along the paths in the park of Villa Varda, the place resembles a little refuge in paradise, but for many others it is not only a mansion with a beautiful park, for them there is much more to it: a little world of its own full of memories, facts, characters and anecdotes.
The story of the villa and its surroundings dates back to the 15th century, at that time, we can easily imagine it as a vast agriculture and rural area, where very few landowners lived a comfortable life, while others, mostly pheasants lived a life of hard work and struggled to survive. The villa was a humble abode made of clay and straw in a courtyard with a well. It was owned by the clergy and rented to the farmers.
To make life even harder, the 24th of November 1499, the Turks invaded the area, burning and destroying all that was in their way, “while the people in terror fled with their children, the cattle and few belongings” (…fuggivano con i loro figliuoli, bestiame e robe).

In 1550, a nobleman from Parma, Heronymus Mazzolinus Parmenses, purchased vast agricultural properties in the town of Guarda/Varda.

The reasons that induced the Mazzoleni family to leave Parma are unknown, but the political and economical stability guarantied by the loyalty of the Counts of Porcia, who dominated nearby, to the Serenissima Republic of Venice could have played an important role, and not least the tranquil and enchanting location of the village by the river Livenza . The Mazzoleni family, particularly Cesare, lived here from 1582 to 1682 and the palace was build around 1649. At the time it was a residential retreat and also an important agricultural premise with vast parts of land.

Since then, Villa Varda has always been identified with the villa, the farm and the village. There was a sincere affection for the place, by Cesare, because he built the little chapel and wanted to be buried here.

It was custom in those days that the nobles married only amongst themselves, therefore if there was no heir, like in the case of Cesare, some other noble family with whom he was certainly related would inherit all his possession, and the Mazzoleni’s were in some way related to the Venetian noble family Negri, to the Amalteo of Oderzo and the Counts of Porcia. All these families owned the place at different times, in the beginning under the Venetian Republic, later ruled by the Austrian Empire until all the region passed in the hands of France and Napoleon and finally was held in 1866 to the King Savoia of Italy.

The turning point for Villa Varda was in 1867 when Carlo Marco Morpurgo De Nilma bought the place.

Carlo Marco Morpurgo was born in Gorizia in 1826, the family was part of the Jewish Community of Trieste, he was the sixth of a numerous family with ten children and by the age of twenty-three he was already travelling Europe as a trader for the Austrian Empire. He was very successful and, after travelling to Egypt for business, he was able to start his own industry and bank. He was very much appreciated for his vast knowledge, experience and diplomacy, along with his social and humanitarian commitment.

Villa Varda became a meeting place for different cultures, different languages and religions; evidence of this can be found in many oriental style objects, paintings and colonial pieces of furniture. The portraits of C. Marco Morpurgo with his wife on the walls at the entrance of the villa have many details that confirm their familiarity with Egypt and the nearby countries: the pyramids, the Sphinx, an Arabian man and Emma’s oriental jewellery.

When C. M. Morpurgo died, all his properties went to his sole inherit, the beloved wife Emma.

In 1915 the beginning of the First World War corresponds with the beginning of a tormented period for Villa Varda. In 1918 it becomes the Headquarter of the 23rd Division of the German-Austrian Army and it is from here that the final attack to the Italian front on the river Piave, was struck.

The damage caused by the war amounts to more than a fourth of the total value of the estate.

When Emma dies, her sister, married to Carlo Marco’s brother, inherits the property and gives it to the son, Mario Morpurgo De Nilma. All the buildings are restored and the complex of Villa Varda is back to its splendour. At his death according to his will, the estate goes to the Bishop of Concordia (1943).

In 1972 it is sold to the Region Friuli Venzia Giulia and finally, after years of abandonment and neglect, in 1999 the Municipality of Brugnera acquires the estate from the Region and brings it back to its magnificence.

Abstrac by Paola Del Ben

THE SITE of VILLA VARDA

The park of Villa Varda assumed the present shape when it was bought in 1867 by Carlo Marco Morpurgo, who first restored the buildings and rearranged the lay out of the landscape according to the English gardening style.

The dominant elements of this park are certainly the linden/lime trees that define geometrically the whole area framing the land and differentiating it from the meadows for agricultural use.

The romantic and picturesque atmosphere of the site is enhanced mainly by the presence of the river Livenza which, in proximity of the villa, forms a creek with a little island. The isle was once used as a dock for the boats connecting the area to Venice.

The 18 hectare park of Villa Varda also includes significant architectonic elements as the orangery, the terrace with balustrade in semiprecious stone, and the neo-Gothic chapel restored at the beginning of the century, the swan-lake and the hill that originally was an ice-box, on top of which in 1932 was built a tower with battlements.

The dense wood, mostly composed of typically local trees, encircles in a unique connecting space, the diverse architectural elements of the park. Unfortunately of the original implant with rare exotic trees, only a few specimens are still in place. Amongst these important for the dimension and botanical rarity are:

the enormous libocedro (Libocedrus decurrens) in front of the villa. A species originally from the mountains of Oregon and California and introduced in Europe in 1853, therefore this sample is definitely one of the oldest in Italy;

a sofora (Sophora jalonica) placed on the parterre by the river, this species was introduced in Italy in 1747 and in Veneto only in 1812;

some samples of fotina (Photina serrulata) that, being introduced in Europe in 1802 and in Veneto later in 1842, were a real rarity in the gardens of the last century;
some considerable species of juniper (Juniperus virginiana)

and some Nepalese pine trees (Pinus wallichiana), that testify the botanical experiments, trying to introduce exotic species, carried out in our region at the beginning of the century.

Abstrac by Paola Del Ben